Approccio teorico

Anche se l’esperienza della malattia fa parte della storia personale di ogni uomo, rispondere in modo esaustivo a una domanda sull’essenza della malattia non è facile. Definire la malattia come una “deviazione statistica dalla media” o come la mancanza di uno “stato di benessere psicofisico” appare vago e comunque insoddisfacente per afferrare la concreta realtà della singola condizione patologica e per impostare un adeguato intervento terapeutico. Tuttavia cercare una risposta alla domanda “Che cos’è la malattia?” è di straordinaria importanza, perché prima o poi ogni essere umano si troverà confrontato con essa nel corso della vita terrena.
Malattia e guarigione infatti coinvolgono l’uomo intero nei vari aspetti della sua esistenza e possono pertanto venir indagate solo tenendo conto di tutti gli aspetti, materiali e immateriali, sensibili e soprasensibili.

La realtà quadripartita dell’Uomo

I progressi raggiunti dai moderni mezzi diagnostici permettono una registrazione sempre più precisa e raffinata dei vari parametri fisiologici del corpo umano e dei loro cambiamenti nelle diverse situazioni patologiche. Al tempo stesso il medico si accorge in sempre maggiore misura dell’importanza di fattori psichici nella genesi e nel superamento delle malattie.

Solo la dimensione corporea è accessibile all’immediata percezione sensoriale o a quella mediata dai vari strumenti diagnostici di uso comune, la dimensione psichica, differenziata in vita rappresentativa, mondo dei sentimenti e sfera degli impulsi volitivi, è a tutta prima solo una soggettiva esperienza interiore. Tuttavia le esperienze psichiche spesso si manifestano anche a livello fisico: paura e vergogna possono causare palpitazioni cardiache o rendersi evidenti con arrossamenti o pallori cutanei. Le conseguenze fisico-corporee di eventi psichici possono portare a vere e proprie malattie organiche. La dimensione psichica viene definita dall’ antroposofia come corpo astrale  dell’uomo, intendendo come corpo l’insieme organico e intrinsecamente strutturato delle forze in questione.

Limitarsi a riconoscere l’importanza dell’anima come di una realtà più o meno autonoma da aggiungere a quella puramente fisico-corporea non è ancora sufficiente a fondare una completa conoscenza dell’uomo. Occorre prendere in considerazione altre due dimensioni, finora sottovalutate dall’indagine scientifica nelle loro peculiarità.

La dimensione della vita, con tutte le manifestazioni legate alla crescita, alla formazione di un vero e proprio organismo, alla rigenerazione della sostanza organica danneggiata o mancante, alla riproduzione dell’organismo in toto. L’insieme delle forze vitali, in quanto è parte integrante dell’essere umano, viene definito come il corpo eterico dell’uomo.

L’autocoscienza e l’autodeterminazione dell’uomo, la possibilità di concepirsi come un’individualità in grado di confrontarsi con il mondo sviluppando un’attività conoscitiva e agendo in modo coerente e responsabile, si fondano nel suo nucleo spirituale essenziale, nell’io.
Questa è la dimensione propriamente umana, che permette all’uomo di produrre civiltà e che gli fa percorrere la sua biografia recependo ed elaborando conoscenza.

Possiamo quindi distinguere schematicamente:

  • Corpo fisico (organizzazione fisica) = minerale
  • Corpo eterico (organizzazione della vita) = vegetale
  • Corpo astrale (organizzazione psichica) = animale
  • Organizzazione dell’io (spirito) = umano

Polarità tra forze costruttive e distruttive

Le quattro dimensioni così sommariamente indicate non vanno rappresentate come delle realtà separate l’una dall’altra, ma come delle organizzazioni di forze che si compenetrano e si influenzano reciprocamente inducendo delle profonde trasformazioni nel corso della vita.

La malattia non è un evento anomalo che colpisce l’uomo dall’esterno, ma è sempre presente al suo interno. Senza una certa quantità di “malattia” o di tendenza alla malattia l’uomo non potrebbe essere sano in senso veramente umano. La guarigione non può venir indotta semplicemente dall’esterno, ma è anch’essa una potenzialità intrinseca.

La salute è il risultato del raggiunto equilibrio fra forze polarmente contrapposte, sempre presenti all’interno dell’uomo: forze distruttive di malattia da un lato e forze costruttive di guarigione dall’altro lato. La salute non è una condizione statica; deve essere sempre di nuovo conquistata in modo diverso per ogni età della vita, per ogni giorno e per ogni ora, per ogni singolo uomo. Esistono tante forme di salute quanti sono gli esseri umani: ognuno potrebbe riconoscere la propria nel corso della vita e cercare di mantenerla.

La tripartizione funzionale

Quanto detto finora rappresenta peraltro solo un aspetto della realtà quadripartita dell’uomo. Infatti tale complessità strutturale si manifesta poi nella sua dinamica morfologica e funzionale come:

  • Sistema neuro-sensoriale, che è la base fisica per l’esplicazione del pensare;
  • Sistema ritmico (principalmente sistema respiratorio e sistema cardio-circolatorio), che è la base funzionale per il sentire;
  • Sistema del ricambio e delle membra (principalmente ricambio energetico e apparato locomotore), che è la base processuale per il volere.

La tripartizione funzionale dell’organismo umano permette una comprensione unitaria e razionale delle svariate forme di patologie organiche e psichiche, riconoscendone spesso il carattere di unilaterale deviazione o il predominio dell’uno o dell’altro dei due principi morfo-funzionali polarmente contrapposti.
Fra le due polarità del sistema neuro-sensoriale da un lato e del sistema del ricambio e delle membra dall’altro lato esercita una funzione centrale equilibratrice il sistema ritmico. È il sistema ritmico a creare salute all’interno dell’uomo.

Per un eccesso delle forze proprie del sistema neuro-sensoriale possono nascere le malattie degenerative, le malattie fredde, che portano ad eccesso di forma, all’irrigidimento e indurimento dell’organismo in toto o di una sua parte. Esempi significativi sono le malattie degenerative articolari, le varie patologie sclerotiche e anche le malattie tumorali.

Per eccesso delle forze proprie del sistema del ricambio e delle membra possono aversi le malattie calde, le malattie febbrili, come possono essere le malattie infiammatorie in genere.

La comprensione del carattere polarmente contrapposto delle fondamentali disposizioni di malattia permette una visione unitaria del necessario intervento terapeutico, il cui scopo sarà quello di ricreare il giusto equilibrio, sempre individualizzato, tra i vari rapporti di forze, spesso facendo appello alle forze proprie del sistema ritmico.

Anche le malattie psichiatriche vengono viste e considerate sulla base di tali corrispondenze, nella misura in cui è possibile riconoscere particolari disturbi del fine metabolismo di singoli distretti organici che si riflettono in alterazioni della vita psichica. Molto spesso quindi vengono trattate anche nei loro aspetti somatici.

La biografia individuale

Un motivo centrale della medicina antroposofica è l’attenzione all’aspetto biografico del decorso delle singole malattie. Essa si sforza di riconoscere e di far comprendere il senso delle malattie e dei loro sintomi ai fini dell’evoluzione somatica, psichica e spirituale, tenendo conto delle leggi che regolano il corso della vita terrena dell’uomo. Sotto quest’aspetto vengono anche ricercate le opportune misure terapeutiche. Certe malattie infatti, se trattate in modo adeguato, possono avere un effetto positivo per l’evoluzione biografica.

Un esempio caratteristico è quello delle malattie esantematiche dell’infanzia, il cui superamento permette di “rimodellare” la corporeità ricevuta alla nascita, che proviene dall’asse ereditario dei due genitori e spesso può essere poco confacente ai compiti di destino della singola individualità. La guarigione da tali malattie è connessa infatti con un cambiamento di alcune unilateralità del carattere o del  temperamento del bambino e con l’acquisizione di nuove capacità fisiche e psichiche. Recenti studi epidemiologici paiono anche confermare l’esistenza di una precisa correlazione tra la mancata esperienza delle malattie esantematiche, tipicamente infiammatorie, nell’età infantile e la comparsa di tumori nell’età adulta.